sabato 28 febbraio 2009

Il decreto antistupri: un calvario giuridico

Il processo alla donna è una prassi costante, La vera imputata è la donna, perchè solo se la donna viene trasformata in un’imputata si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale” diceva Tina Lagostena Bassi 30 anni fa in un’aula di tribunale, 13 anni da quando una legge (la n° 66 del 15/02/96) ha trasformato lo stupro da reato contro la morale pubblica in reato contro la persona. Ma non esiste ancora il reato di molestia sessuale.
In Italia solo il 4% delle donne violentate fa denuncia, il 53% non lo racconterà mai a nessuno. Passano 65 mesi per ottenere una sentenza definitiva, 5 anni almeno per vedere uno stupratore condannato. “La custodia cautelare obbligatoria è una buona prassi, purchè i magistrati si impegnino a convocare le udienze entro la decorrenza dei termini. Spesso accade il contrario” sostiene Maria Di Sciullo di Telefono Rosa. Vince il silenzio, “L’idea di sedersi un giorno indefinito davanti a un giudice che chiederà “Signorina, ci ricordi i fatti” spaventa sempre. L’urgenza è dimenticare”.

Appena uscito nelle sale il film vincitore del Festival di Berlino "La teta asustada" o “The milk of sorrow”, opera seconda della 32enne peruviana Claudia Llosa: “Ho dedicato il premio a tutte le donne del mondo invitandole a superare la vergogna, a non custodire il dolore. Il mio film parla di come si possa cambiare e decidere di essere qualcos’altro, Della fatica che costa questo percorso, dell’indifferenza da cui si è circondati, Il tema del presente che non si relazione col passato o lo ignora del tutto, mi appassiona. Anche se sono nata del 1976”.

La quota rosa di Radio24 ha dedicato la puntata odierna al decreto legge antistupro.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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