lunedì 28 aprile 2014

Nuvola Rosa, un’occasione anche per le role model


Essere chiamati a fare da role model è un onore ma anche una grande responsabilità. Di base una bella occasione per fermarsi a riflettere sul proprio percorso, un bell'esercizio di consapevolezza.

Nelle parole delle donne manager che si sono avvicendate per parlare della loro storia alla Nuvola Rosa quello che colpisce è il loro atteggiamento. 
Di sincerità nel raccontare i loro errori e le loro cadute. 
Di disponibilità nel consigliare metodi e strade. 
Di passione nel descrivere la loro voglia di continuare a imparare. 
Di responsabilità nel preparare un ambiente di lavoro accogliente per le ragazze a cui passeranno il testimone. 
Di fiducia nei confronti di chi sta iniziando un percorso. 
E forse anche di un po' di sana invidia per chi le sta ascoltando attentamente, ora con sguardo preoccupato, ora con occhi illuminati.

Nuvola Rosa, alla faccia dei nerd e dei neet


La tecnologia è roba (anche) per donne. 

Le ragazze di oggi, ancor più dei loro compagni maschi, non si possono permettere di incrociare le braccia scegliendo studi e mestieri deboli. Sbagliare si può (anzi, si deve). Cambiare si può (anzi, si deve). Ma in un Paese con un tasso di disoccupazione giovanile del 40% e un tasso d’inattività femminili del 49%, sapere quali siano le competenze più richieste dal mercato del lavoro è fondamentale sia per i giovani (che lo affronteranno) che per i loro genitori (che possono indirizzarli).

Nuvola Rosa è un progetto intelligente perché coinvolge direttamente le ragazze.

Si inizia con una riflessione sui numeri: una ricerca McKinsey & Company (Occupazione-istruzione-educazione:le trappole nascoste nel percorso delle ragazze verso il lavoro) dipinge un quadro drammatico delle mamme italiane: i papà giocano allo stesso modo con figli maschi e femmine, le mamme fanno giochi di movimento con i figli maschi e fanno i lavori di casa con le figlie.

Dopo i numeri, si passa alla “messa a terra” del problema (le ragazze scelgono poco le facoltà scientifiche e quindi trovano più difficilmente lavoro). 
Le 700 studentesse provenienti da tutta Italia che hanno partecipato all'edizione 2014 hanno avuto la possibilità di partecipare a corsi di formazione tecnico-scientifica, incontri con role model nazionali e internazionali, maratone di scrittura di codice. E a capire che parlare inglese e fare un'esperienza all'estero è ormai imprescindibile.

L'invasione rosa che ha travolto per tre giorni gli spazi della facoltà di Ingegneria della Sapienza ha suscitato molta curiosità degli parte degli studenti dell’ateneo, quasi tutti maschi. Chissà a chi di loro a casa la mamma fa ancora il letto e lava le calze....



giovedì 17 aprile 2014

Le donne più ottimiste sull'Expo


Se gli italiani sul web si dicono positivi verso l’appuntamento del 2015, le donne lo sono ancora di più. Così, in un clima generale di ottimismo che vede il 66,8% dei cittadini guardare con favore alle ricadute dell’Expo di Milano, le donne si distinguono per avere aspettative maggiori e il 76,5% di loro si dichiara fiduciosa. 
I risultati arrivano da una ricerca della Camera di commercio di Milano attraverso «Voices from the blogs», società spin off dell’Università Statale che si occupa di analizzare il sentimento della rete. Gli esperti hanno setacciato oltre 42mila post pubblicati in internet nel mese di febbraio e inerenti a Expo: di questi, tremila erano stati scritti da donne. Risultato? È il rosa il colore dell’ottimismo verso la manifestazione del 2015.

Le donne dimostrano di avere una maggiore percezione di Expo come di un evento imperniato sull’alimentazione (lo dice il 36,7% dei post contro una media del 34,3%) e sulla sostenibilità ambientale (7,8% contro un’immagine generale del 6,8%). Perché essere ottimisti? Il mondo femminile si dimostra sensibile ai temi delle infrastrutture, che per il 9,2% è una delle ragioni del favore (4,2% la percentuale generale) e dell’organizzazione di eventi (20,1% contro 11,5%). Dagli accordi internazionali le maggiori aspettative: interessano il 35,4% della platea femminile, meno però della media generale, che è pari al 54,3%. 
Secondo Federica Ortalli, presidente del Comitato imprenditoria femminile e membro della giunta della Camera di commercio ambrosiana, l’ottimismo in rosa è legato «da un lato all’idea che Expo sia finalmente la luce in fondo al tunnel della crisi», dall’altro al fatto che «per Dna noi donne siamo più ottimiste». La fiducia poggia anche sulle attese riguardo alle opportunità di lavoro.

Secondo una stima della Camera di commercio di Milano, dal 2012 al 2020 in Italia nasceranno oltre 2.600 nuove imprese rosa legate all’Esposizione universale. La metà di queste avrà casa in Lombardia, un decimo a Milano, sulla scia di un trend, precisa Ortalli, che già oggi vede crescere nella regione le società guidate da donne «dello 0,6%, contro una media negativa del -0,5% generale». Circa 700 saranno le attività legate all’ospitalità turistica: alberghi e ristoranti, quindi, di cui già oggi un terzo sono guidati da donne. Poi si contano comunicazione, tempo libero, costruzioni e trasporti. Settori, questi ultimi, solo in apparenza “meno femminili”, spiega Ortalli, «forse perché solo ora ci sono dati di genere».