Iniziamo la serie di consigli di letture estive di quest'anno con un libro-inchiesta di Lydia Chaco, giornalista messicana, imprigionata e torturata dopo la pubblicazione nel 2005 di un libro sulla pedopornografia nel suo Paese in cui denunciava la stretta relazione tra sfruttamento pornografico minorile e una rete criminale che legava politici, imprenditori e trafficanti di droga.
Avevo ascoltato la storia della giornalista direttamente dalle sue labbra al festival del libro di Torino di un paio di anni fa. In una saletta laterale piena di giovani la giornalista aveva raccontato l’esperienza della sua persecuzione giudiziaria e della sua detenzione con un coraggio e una determinazione a continuare il suo lavoro che avevano suscitato lunghi applausi e domande ammirate.
Per fortuna ci ha pensato Fandango nella serie “Documenti” a tradurre in italiano uno dei 5 libri della Chaco, Esclavas del poder, un’inchiesta splendidamente scritta e molto ben documentata (ci sono nomi e cognomi, cifre e documenti), frutto di 5 anni di ricerca sul campo viaggiando attraverso il Centro e Sud America, Turchia, Israele, Cambogia, Giappone, Birmania e raccogliendo interviste con tutti gli attori della storia: prostitute e clienti, familiari e intermediari, militari e funzionari pubblici, onesti e corrotti.
Il libro è una mappa globale della vendita e della tratta delle donne e delle bambine nel mondo e di tutto ciò che ne è causa ed effetto: droga, violenza familiare, traffico di organi, concussione di politici e della polizia, attività delle mafie e delle organizzazioni criminali, riciclaggio di denaro.
Ogni tanto sotto la scientificità dell’inchiesta giornalistica si sente irruenta la voce intima della scrittrice che si “abbandona” a riflessioni personali sul come sia difficile e pericoloso per una donna scrivere di certi argomenti e di come l’essere donna l’aiuti però a instaurare un rapporto più empatico con le donne che ha incontrato nei suoi viaggi.
Narrazioni come la spiegazione di come si diventa protettori, la storia della giovane americana che si ritrova schiava sessuale della mafia giapponese o quella dei bordelli militari e dei campi di prostituzione forzata americani in Giappone hanno quasi dell’incredibile agli occhi di chi vive dei Paesi occidentali. Il fatto è che la tratta di donne e bambine non è una reminescenza del passato: la modernizzazione, le nuove tecnologie e la globalizzazione hanno aiutato lo sviluppo di questa forma di schiavitù in maniera esplosiva.
E l’Italia? L’unica – e significativa! - citazione è la seguente: “La nozione di donna come oggetto di piacere è invariabilmente presente nella biografia delle organizzazionei criminali giapponesi riunite nella Yakuza, nelel triadi cinesi e nelel mafie italianem, russe e albanesi, così come nei cartelli della droga latinaoericani. Il potere economico e politico ha bisogno del piacere sessuale per esistere”.
Viene in mente anche l’inchiesta di Livia Pomodoro sull'infanzia italiana di "A quattordici smetto" (melatempo 2005), storie di infanzie e adolescenze travagliate e violentate.
Per approfondire: il sito di Lydia Chaco; la recensione di Radio Radicale e di Internazionale
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