Ieri sera alla Fondazione Corriere si è discusso di diritti negati alle due categorie che ormai in Italia viaggiano a braccetto quando si parla di mancanza di opportunità: le donne e i giovani.
Sul palco, oltre al
moderatore Dario Di Vico, due donne - la sociologa Chiara Saraceno (qui l'intervista di Womenomics per web@femminile2012) e la giornalista Marina Terragni - e due uomini - il politico Pippo Civati e il docente universitario
Alessandro Rosina.
Netta la differenza di
approccio al tema.
Chiara Saraceno, con piglio un po’ sarcastico, ha presentato il
suo ultimo libro (Cittadini a metà, Rizzoli), soffermandosi con grande
competenza sulle criticità della riforma delle pensioni (l’innalzamento non
graduale dell’età pensionabile senza riconoscere il lavoro di cura effettivo,
la scomparsa del cosiddetto tesoretto destinato ai servizi) e della riforma del lavoro (pochissima attenzione alle esigenze delle donne, irrisorie le misure a
sostegno dell’occupazione femminile come i 3 giorni di congedo per i padri e i
voucher per la babysitter per i primi 11 mesi).
Marina Terragni, con il tono
passionale che la contraddistingue, è partita dal tuo ultimo libro (Un gioco da ragazze, Rizzoli) per invitare
con forza a un cambio di sguardo (più che poche donne, ci sono troppi
uomini) e di azione (molte donne devono togliere il potere ai soliti uomini),
concordando con la Saraceno sulla mancanza di attenzione della riforma del
lavoro alla condizione attuale delle donne italiane, che pure in questi anni
hanno prodotto tante riflessione.
Pippo Civati, da giovane politico simpatico e un po' sornione, ha accennato a questioni importanti (la miopia
dell’alta classe politica di fronte ai temi sociali, l’opportunità della
Lombardia di diventare un modello in Italia, la necessità di reagire con forza)
usando molte (troppe?) frasi ad effetto.
Alessandro Rosina (che avevo sentito
parlare tempo fa in modo molto
convincente sulla fuga di talenti), qui da buon docente universitario, ha inquadrato l’argomento in modo teorico, toccando temi ampliamente noti a chi si occupa
della questione.
Le sue parole mi hanno
ricordato un commento di una persona al recente libro di Andrea Bianchi sulla questione del
lavoro delle donne: “Piuttosto generale, ma è un buon segno che anche gli
uomini comincino ad affrontare il tema e a scriverne”.
L’incontro di è concluso,
anche in vista delle prossime elezioni, con un invito ad attivarsi, a
chiedere alla politica un salto di qualità per far entrare più donne nei posti
di potere.
«Quando
una donna fa politica cambia la donna, ma quando tante donne fanno politica,
cambia la politica» (Michelle Bachelet).
Ps: anche ieri sera, come
sempre succede nei dibattiti italiani, non c’è stato spazio per le domande del
pubblico. Perché siamo ormai così disabituati a non porci degli interrogativi
su quello che ascoltiamo? Avete mai fatto attenzione allo stupore degli speaker
stranieri invitati in Italia, abituati a organizzare il loro discorso lasciando
in fondo 10 minuti di Q&A, quando nessuno alza la mano?
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