Non
servirebbero sondaggi – ma i sondaggi lo confermano – per sapere che non siamo
troppo soddisfatte dei ritmi e dei tempi delle nostre vite. Nonostante i
progressi tecnologici e le nuove esigenze della knowledge economy,
l’organizzazione del lavoro è in buona parte ancora oggi come 100 anni fa:
cartellino alla mano, lunghe file in strada, tutti alla stessa ora, riunioni
infinite.
Il guaio vero di questa distonia è che molte persone,
soprattutto donne, soprattutto mamme, rifiutano l’eccesso di compromessi e
ripiegano su soluzioni più a misura di vita. Part time, ruoli secondari,
rinuncia a percorsi di carriera più ambiziosi, inoccupazione.
Solo
una donna su dieci nei CdA? Non ci servono le “pari opportunità” per
arrivare lassù, ma una definizione diversa dei tempi e dei modi per
restarci. Finché la carriera sarà sinonimo di totale abnegazione – anche in
modo inefficiente – poche donne la sceglieranno. Perché a molte
persone piace fare anche altro e l’ufficio rifugio deve
diventare un reperto del passato.
Per
approfondire:
- Simona Cuomo - Adele Mapelli, La flessibilita' paga. Perchè misurare i risultati e non il tempo, Egea 2012
- Cali Ressler - Jody Thompson, Why WorkSucks and How to Fix It: The Results-Only Revolution, Portfolio Trade, 2010