L'autorevole linguista Luca Serianni, curatore del Devoto-Oli, nella sua lectio magistralis al recente festival della mente di Sarzana citava Marina Terragni e un suo articolo della sua rubrica su “Io Donna” di inizi agosto in cui la giornalista usava “letteronza”, “velinazza”, “gossipparo” come esempi di senso spregiativo del suffisso –zzo e – aro.
Secondo la Treccani, il primo posto nella classifica di fabbricanti di neologismi va a Natalia Aspesi con oltre 50 parole inventate in oltre 50 anni si carriera. Dai suoi articoli su La Repubblica sono uscite parole come “neofemminismo”, “antivelina”, “lesbofilm” , “red carpet”, “etnostilista” entrate poi nell’uso comune.
Sembra infatti che le giornaliste donne siano più abili dei loro colleghi uomini nel condensare in un solo termine caratteri culturali, etici, estetici della società contemporanea.
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