A nove mesi dalla grande manifestazione che portò in piazza più di un milione di persone "Se Non Ora Quando" ritorna in piazza.
Obiettivo delle manifestazioni è riportare le donne al centro del dibattito politico italiano, far capire che senza di loro non c'è crescita, che l'uscita dalla crisi passa attraverso il lavoro e il welfare per le donne e che per questo serve una democrazia paritaria.
A Roma saliranno sul palco Chiara Saraceno, Francesca Comencini, Annamaria Testa, l'Orchestra Sinfonica Europa Musica, Emma, Erica Mou, Paola Turci e Marina Rei.
Collegamenti in diretta da Piazza del Popolo su SkyTg24, RepubblicaTv, RaiNews24 e nel programma di Lucia Annunziata “In Mezzora” La7.
Sul sito di SNOQ le info sugli incontri nel resto d'Italia.
Per presentare l'appuntamento SE NON ORA QUANDO ha realizzato un nuovo video con donne della cultura e della televisione, attrici, registe, giornaliste, cantanti e scrittrici: tutte insieme per rivendicare il ruolo delle donne nella ricostruzione dell'Italia e invitare a scendere in piazza l11 dicembre.
sabato 10 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
Uomini rigidi down, donne elastiche up. La condanna biologico-culturale delle donne al lavoro domestico
Le donne sono più propense ad accettare più lavoro per più salario di quanto gli uomini siano propensi ad accettare meno lavoro per meno salario.
Questa è una delle conclusioni della ricerca "Un dito tra moglie e marito" curata da Alberto Alesina e Andrea Ichino con ISPO per Valore D presentata ieri a Milano.
Partendo dalla constatazione che sappiamo molto su quello che accade nei posti di lavoro ma meno su quello che accade in famiglia, la ricerca si proponeva di rispondere a una serie di domande: i compiti familiari (contando anche quelli tipicamente maschili) sono allocati in modo squilibrato all’interno delle famiglie? Che impatto hanno sulle differenze di genere nel mondo del lavoro? Perché esiste uno squilibrio nei compiti familiari?
Se potessimo eliminare questo squilibrio familiare, si ridurrebbero le differenze di genere nel mondo del lavoro e aumenterebbe il benessere collettivo?
Un tema estremamente concreto, innovativo come obiettivi e oggetto, ma anche come metodologia poichè è stato coinvolto un campione di 1005 coppie a cui si è chiesto di rispondere per sè e per il proprio partner prendendo poi la media delle due risposte.
In sintesi, i risultati:
1) I compiti familiari sono allocati in modo ancora sorprendentemente squilibrato: le donne in casa lavorano in media il doppio e contribuiscono meno della metà al reddito familiare
2) Entrambi i partners concordano sul fatto che le donne sono per questo meno soddisfatte
3) Questa situazione incide sulla propensione delle donne ad accettare nuove offerte di lavoro: le donne sono più disposte ad accettare meno lavoro per meno salario
4) Le donne trovano minor disponibilità degli uomini a sostituire la loro partner in casa.
Secondo gli studiosi, ragioni biologiche e (soprattutto) di tradizione culturale determinano una maggiore efficienza della donna nello svolgimento dei lavori familiari.
Questa situazione però: non genera benessere e soddisfazione per le donne; sembra una “condanna biologico-culturale” senza compenso per le donne; è superata storicamente in azienda: forza fisica non dovrebbe contare più; conta ancora perché poco è cambiato nella divisione dei compiti in casa; avrebbe senso solo con un implausibile vantaggio da specializzazione tra i sessi.
La collettività ha un interesse a intervenire con strumenti che: ridistribuiscano compiti e benessere tra i sessi; riducano le differenze domestiche solo a quanto biologicamente efficiente; favoriscano un uso migliore del potenziale femminile e maschile nella società.
Un esempio sono le aliquote rosa proposte dai due studiosi fin dal 2007 e approfondita nel volume "L'Italia fatta in casa". Anche il nuovo premier Monti ha fatto cenno alla tassazione differenziata nel suo discorso inaugurale.
Questa è una delle conclusioni della ricerca "Un dito tra moglie e marito" curata da Alberto Alesina e Andrea Ichino con ISPO per Valore D presentata ieri a Milano.
Partendo dalla constatazione che sappiamo molto su quello che accade nei posti di lavoro ma meno su quello che accade in famiglia, la ricerca si proponeva di rispondere a una serie di domande: i compiti familiari (contando anche quelli tipicamente maschili) sono allocati in modo squilibrato all’interno delle famiglie? Che impatto hanno sulle differenze di genere nel mondo del lavoro? Perché esiste uno squilibrio nei compiti familiari?
Se potessimo eliminare questo squilibrio familiare, si ridurrebbero le differenze di genere nel mondo del lavoro e aumenterebbe il benessere collettivo?
Un tema estremamente concreto, innovativo come obiettivi e oggetto, ma anche come metodologia poichè è stato coinvolto un campione di 1005 coppie a cui si è chiesto di rispondere per sè e per il proprio partner prendendo poi la media delle due risposte.
In sintesi, i risultati:
1) I compiti familiari sono allocati in modo ancora sorprendentemente squilibrato: le donne in casa lavorano in media il doppio e contribuiscono meno della metà al reddito familiare
2) Entrambi i partners concordano sul fatto che le donne sono per questo meno soddisfatte
3) Questa situazione incide sulla propensione delle donne ad accettare nuove offerte di lavoro: le donne sono più disposte ad accettare meno lavoro per meno salario
4) Le donne trovano minor disponibilità degli uomini a sostituire la loro partner in casa.
Secondo gli studiosi, ragioni biologiche e (soprattutto) di tradizione culturale determinano una maggiore efficienza della donna nello svolgimento dei lavori familiari.
Questa situazione però: non genera benessere e soddisfazione per le donne; sembra una “condanna biologico-culturale” senza compenso per le donne; è superata storicamente in azienda: forza fisica non dovrebbe contare più; conta ancora perché poco è cambiato nella divisione dei compiti in casa; avrebbe senso solo con un implausibile vantaggio da specializzazione tra i sessi.
La collettività ha un interesse a intervenire con strumenti che: ridistribuiscano compiti e benessere tra i sessi; riducano le differenze domestiche solo a quanto biologicamente efficiente; favoriscano un uso migliore del potenziale femminile e maschile nella società.
Un esempio sono le aliquote rosa proposte dai due studiosi fin dal 2007 e approfondita nel volume "L'Italia fatta in casa". Anche il nuovo premier Monti ha fatto cenno alla tassazione differenziata nel suo discorso inaugurale.
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